Lo sharing della pausa caffè

 

 

In tempi di sharing, la pausa caffè spacca. Avete presente Camera Cafè con Luca e Paolo, due impiegati che si raccontano la vita davanti ad una macchinetta del caffè (appunto)? Nella vita reale accade esattamente la stessa cosa: intorno alla macchinetta dell’ufficio c’è tutto un mondo; ci si scambiano informazioni  e aggiornamenti più o meno fondamentali, le vere riunioni e le strategie si fanno qui, le alleanze si stringono mentre si gira lo zucchero con la bacchettina; qui ci si confidano le proprie disgrazie e/o casi personali e umani; si fa un resoconto enogastronomico del nuovo ristorante in centro (comprensivo ovviamente di rapporto qualità/prezzo), si spoilera l’ultimo episodio del Trono di Spade o di Stranger Things e/o dell’ultimo film visto al cinema (ma quanto è figo Bradley e quanto sta bene Lady Gaga senza tutto quel trucco), si sussurrano pettegolezzi e nascono storie più o meno clandestine fra colleghi, si parla di figli, ci si susurra di ricette per piatti favolosi pronti in tavola in cinque minuti, ci si consigliano palestre, diete e cure mediche, ci si chiarisce e si fa pace, a volte si piange persino. Insomma ci si potrebbe fare un vero e proprio romanzo a capitoli tematici intitolato Macchinetta del caffè: manuale d’uso sociale (vista la versatilità di utilizzo). Tutto questo è stato confortato dal solito (ma rigoroso) studio, condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Copenaghen, i quali hanno osservato i comportamenti prima, durante e dopo una pausa caffè in diversi ambienti lavorativi (aziende, studi privati, uffici pubblici e spazi organizzati per il coworking). Ne è emerso che “lo stress accumulato fino al coffe-break svanisce quasi per magia nel momento in cui ci si trova con colleghi e superiori a condividere una bevanda calda davanti alla macchinetta. Durante la pausa caffè ci si rilassa, e, oltre a rilassarsi, ci si conosce meglio e si stringono quelle relazioni interpersonali che sono alla base di un buon lavoro di squadra. Ecco perché un dispositivo semplice come una macchinetta per il caffè gioca un ruolo così importante”. Come se non bastasse uno studio della Washington University stare in piedi (davanti alla macchinetta del caffè) stimolerebbe i dipendenti sia fisicamente che mentalmente, mantenendoli vigili e concentrati, più disposti a condividere le loro idee. C’est à dire: la pausa caffè è multitasking: ci aiuta a ‘fare rete’(così i capi sono contenti) e ad essere social senza aprire Facebook. Inoltre andare alla macchinetta del caffè aiuta a trovare risposte un po’ per tutto, quindi è come andare su Wikipedia. Nel tempo di un espresso (macchiato o no) si condivide l’intero scibile, lavorativo e non. Insomma, George Clooney aveva capito tutto. What else?