Droni, cavalli e segugi

Sgombriamo subito il campo: lungi da me l’idea di criticare. Dopo PyeongChang, con lo spettacolo di apertura delle Olimpiadi invernali, Torino sarà la prima città in Italia ad avere uno  stormo di droni volteggianti sopra la Mole. Uno sciame di 200 sfere luminose danzerà sopra il Po formando nel cielo figure colorate e ‘scacciando’ così lo spettacolo pirotecnico dei fuochi di San Giovanni. Bon. Questa la notizia.

A essere sinceri, a me spiace veramente che questa tradizione sia stata cancellata, e archiviata quasi con un colpo di spugna. Anzi, con un colpo che un po’ basso è, e prende allo stomaco (nonostante cerchi di essere razionale e giù a dirmi che è il progresso, che sono antica, che poi lo spettacolo sarà bellissimo e via così). Forse, anzi indubbiamente, sono una (vecchia) nostalgica, ma non ero preparata, e poi, come credo per molti torinesi, ai Fuochi di San Giovanni sono legati tanti miei ricordi, che ‘ripassavo’ ogni 24 giugno.

Trovo anche molto bello che finalmente in Comune qualcuno si occupi dei numerosi cani che, spaventati dal rumore dei botti, ogni anno si nascondono sotto i letti o nella cuccia (i droni infatti il botto non lo faranno, svolazzeranno beati e il loro volo sarà a basso impatto acustico e ambientale (no botto, no fumo). Ma non posso tacere sul fatto che ho riso veramente a lungo nel leggere un commento sulla pagina Facebook del Sindaco, che diceva che questa nuova iniziativa favorirà il benessere di cani e di altri animali, come i cavalli. Perché notoriamente i torinesi hanno in casa chi un gatto, chi un cane, chi un cavallo. D’altronde già il nome della rivista di cui (in Nottigh Hill, 1999) Hugh Grant si finge redattore per intervistare Julia Roberts, Cavalli & Segugi, era già tutto un programma. Cioè anticipava l’avvento dei droni per San Giovanni. Solo che non l’avevamo capito.

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