Pubblicità progresso

In un anno che si chiude, come il precedente, con la tristezza del Covid (che quasi pensavamo in fase ‘di remissione’) di nuovo dilagante con nuova variante molto più contagiosa, Omicron, abbiamo imparato definitivamente il significato delle parola inclusione e dell’aggettivo inclusivo/a. Non è stato però detto abbastanza che l’inclusione non vale e non riguarda solo la diversità di genere o di razza, ma anche la disabilità.

In questo senso va letta l’ultima pubblicità di Amazon: forse ai più è sfuggito, ma il protagonista è proprio un giovane uomo in carrozzina, il quale approfitta delle offerte natalizie della piattaforma per risparmiare e quindi comprare in blocco ai suoi numerosi cani cappellini e sciarpe a tema Merry Christmas. Ora: senz’altro trattasi di un’operazione di marketing (come d’altronde lo sono sempre gli spot di Amazon, vedi la molto più visibile e molto più elogiata precedente pubblicità per il Natale 2021 dedicata alla gentilezza, che ha come protagoniste due donne afroamericane); ma una pubblicità con un disabile in carrozzina non si era mai vista, a meno che non si trattasse di televendite di sedie a rotelle per anziani. Credo c non sia un male che una persona disabile sia oggetto di marketing, anzi: significa inclusione vera nella vita vera, perché finalmente  si considera la persona disabile un ‘normale’ target di acquisto e quindi un soggetto che contribuisce attivamente al mercato, non un semplice peso sociale. Solo in Italia ci sono attualmente 3,1 milioni di persone disabili, fra cui per fortuna molti hanno capacità di acquisto (nonostante l’Inps faccia di tutto per togliere e ridurre le pensioni di invalidità, il che è una cosa veramente vergognosa per un paese civile, ma questo è un altro discorso): cosa fa sentire una persona più inclusa nel tessuto sociale del fatto di essere considerata finalmente come una qualunque persona che sceglie e che fa i regali di Natale? Sì, c’è dell’opportunismo, se non del cinismo, in quanto si tratta per Amazon di un’operazione per aumentare le vendite e per farsi un bella con un make up di inclusività, però io guardo il bicchiere mezzo pieno e immagino questo spot come una ‘spintarella’ verso una reale società inclusiva, verso un contemporaneo new normal, e poi lo trovo comunque coraggioso e pionieristico. Quasi rivoluzionario. Certo, sappiamo bene che tutto è perfettibile, ma la pandemia ci sta portando, nonostante tutto, a un nuovo modello di civiltà, più rispettoso dei diritti delle persone.