Zuckerberg down vs Bezos up (to the stars and beyond): cronache della settimana

È incredibile quanto i social abbiano cambiato la nostra vita nell’arco di pochissimi anni: l’avvento è stato rapidissimo, non ha aspettato neanche un cambio di generazione. Per la serie chi c’è, c’è. Così, pochi giorni fa tutti, dai 13 ai 90 anni, abbiamo sperimentato il down di Instagram, Facebook e WhatsApp. Le tre piattaforme di Zuckemberg sono crashate tutte insieme appassionatamente per sette ore. Aldilà della disperazione subitanea che ci ha colto, direi che nel giro di un quarto d’ora ci siamo organizzati e siamo tornati agli ormai estinti – come i dinosauri – ‘messaggini, ovvero ai vecchi SMS. Ci siamo anche tanto telefonati o anche, meglio, neanche quello: perché ci siamo goduti il silenzio. Io, dopo un primo attimo di smarrimento, quando ho capito che non era solo il mio collegamento che non andava, ma quelli di mezzo mondo, mi sono sentita sollevata e ho iniziato a rilassarmi. Sì perché – diciamoci la verità – c’è un bel dire che ‘quando lavori per concentrarti meglio devi disattivare tutte le notifiche di Facebook, non devi guardare WhatsApp nè Instagram, fonte di continue distrazioni’: tu sai che mentre non sei online il mondo va avanti comunque e il flusso di informazioni continua ininterrotto. E soprattutto sai che appena riattiverai tutto, sarai sepolta da una valanga di messaggi (da leggere e a cui rispondere). Ecco, questa volta no: perché questa volta i social non funzionavano non solo in tutta Italia ma anche in mezza Europa e in America. Quindi abbiamo veramente fatto un mini ma global digital detox . Questo evento ha fatto riflettere un po’ tutti su quanto siamo dipendenti dai social. Una dipendenza di cui spesso faremmo a meno per vari motivi, lavorativi e non (tipo: dovere per forza ascoltare i messaggi Whatsapp di capi e clienti anche quando arrivano fuori orario di lavoro, oppure fare attenzione h 24 a tutto ciò che viene postato su Instagram, pena l’odiata frase “Come, non l’hai visto? Era su Instagram!“ che sottintende una tua colposa disattenzione, oppure ancora dover aprire più volte al giorno Facebook per essere aggiornati sulle fake news del giorno, infine dover noi stessi produrre contenuti e postare stories anche solo per dire “Guardami, esisto, faccio cose e vedo gente”. Usciremo da questo tunnel? Boh, secondo me no, per ora quindi tranquilli.

La seconda lieta notizia della settimana è che Jeff Bezos, dopo aver raggiunto lo spazio vuole raggiungere l’immortalità, e nella Silicon Valley attualmente ci sono cervelloni strapagati per trovare il ‘vero’ elisir di lunga vita. Bezos ha investito centinaia di milioni di dollari in una start up che sta cercando di invertire il processo di invecchiamento umano tramite la biotecnologia. Magari fra dieci anni compreremo su Amazon a 9,99 € la scatolina di pillole che ci farà arrivare a 150 compleanni. L’unica cosa, Jeff: ok arrivare ai 150 anni, ma lucidi e con un cervello (ben) funzionante e un fisico che ci accompagni. Altrimenti anche no, lascia perdere.

 

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