Un sofà, il Principe Filippo e il catcalling: cronache di una settimana

La prima settimana dopo Pasqua è finita. E che settimana. Con tre trend topics: #sofagate #PrincipeFilippo #catcalling.

Per il #sofagate sappiamo tutti cosa è successo: lo scenario è quello dell’incontro ufficiale ad Ankara tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Una volta entrati tutti e tre nella sala dove si doveva svolgere l’incontro, Erdogan e Michel si sono accomodati su una delle due sole poltrone della stanza, mentre von der Leyen, dopo essere stata lasciata in piedi, si è dovuta sedere – come il ministro degli Esteri turco Mesut Cavusoglu  – su un divano a lato. Motivo ufficiale reso noto dallo staff presidenziale turco: il cerimoniale aveva previsto solo due sedie. Sisi certo.Comunque, in questi giorni sul tema tutto è stato detto e scritto, e devo dire che nel mondo occidentale la condanna del gesto, così umiliante e inflitto alla presidente in quanto – diciamolo – donna, e la solidarietà sono arrivate unanimamente e contempraneamente sia da parte maschile che femminile. Quindi cosa posso aggiungere io? Forse una semplicissima (e sempliciotta) considerazione: aldilà del fatto che comunque la Turchia è uscita come niente fosse dall’accordo di Istanbul (Convenzione europea contro la violenza sulle donne e la violenza domestica), e che non ci si aspetta niente da uno come Erdogan, un premier che nega al suo popolo ogni diritto civile dalla libertà di stampa a quella di espressione, ma vogliamo parlare dell’europeissimo e civilissimo Charles Michel? Probabilmente da ragazzino la mamma non gli ha insegnato l’educazione, in quanto il posto a sedere a una signora si cede sempre, anche sul pullman. Punto. E non ci sono scuse. Liquiderei tutto con un: maleducato cafone. Bon.

Per quanto riguarda invece l’hashtag #principeFilippo, il riferimento naturalmente  è a Filippo di Edimburgo, e alla sua dipartita. Ecco, invece di lui – che per due soli mesi non è arrivato ai cento anni – la regina ha detto che è sempre stato “la sua roccia”, una roccia sempre un passo dietro the Queen ma sempre pronta a sostenerla. Ovviamente ci sono state le gaffes e sì, ci sono state le scappatelle, ma insomma sono stati 73 anni di matrimonio ben portati perché Elizabeth, Lilibeth, come la chiamava lui, ha potuto sempre contare sul suo Filippone. Un principe valida spalla di sua moglie e che peraltro aveva scritto a Diana che non capiva come il figlio Carlo potesse preferirle Camilla. Chapeau.

Infine il terzo trending topic della settimana è stato #catcalling. Ovvero il modo contemporaneo con cui Aurora Ramazzotti ha definito l’ennesimo complimento – molestia ricevuto, e che ogni donna riceve sempre non richiesto, per strada. Da un passante, oppure da un guidatore che strombazza. Il catcalling è quell’apprezzamento che ti arriva sottoforma di urlo ‘abbona’ del camionista mentre tu stai camminando con tre borse della spesa, i capelli per aria e il trucco sciolto.La molestia di strada é un fenomeno in crescita, una forma di violenza che fa sì che molte donne non si sentano più sicure di camminare per strada e di indossare ciò che vogliono. In varie parti del mondo è riconosciuto come reato e quindi punito: nel 2018 il governo francese ha approvato una legge che dichiara punibile il catcalling su strade o mezzi di trasporto pubblico con multe fino a 750 euro, oltre a una mora per comportamenti più aggressivi. In Perù vigono leggi contro simili pratiche dal marzo 2015 e negli Stati Uniti leggi che riguardano le molestie di strada sono ad esempio presenti in Illinois. Anche in altri Paesi il comportamento è punito, mentre in Italia non esiste un reato specifico per punire il catcalling. Vorrei ricordare, anche per il catcalling come per il sofagate, che certi comportamenti nei confronti delle donne sono causati proprio da altre donne, cioè dalle mamme di questi uomini che da piccoli non li hanno educati, anzi li hanno dis – educati. E verrebbe da chiedersi perché. Però vi dico la (mia) verità: i complimenti degli uomini che ricevevo passando per strada si sono stoppati automaticamente il momento in cui quella strada l’ho percorsa con le stampelle. E sapete cosa? Un po’ mi è spiaciuto.