Cita Jovanotti, Matteo Baronetto: «Sono stato un ragazzo fortunato, la buona cucina (e il buon vino) non appassionavano nessuno a casa mia. È dunque forse per ribellione che sono diventato un cuoco».
Voilà, in estrema sintesi il perché dell’essere chef di uno degli interpreti più sensibili della cucina italiana. Allievo di Gualtiero Marchesi prima, sous di Carlo Cracco poi, fino ad approdare, nel 2014 alla guida del ristorante Del Cambio di Torino, locale storico d’Italia fondato nel 1757 (e uno dei più belli al mondo), il preferito dal conte Camillo Benso di Cavour, con gli interni che coniugano gli stucchi dorati del XVIII secolo all’arte contemporanea di Michelangelo Pistoletto, e le ricette «di una volta» strizzano l’occhio all’impostazione gastronomica di oggi.