Notiziona: per chi – molto stranamente – non lo sapesse, ieri Greta Thunberg era a Torino.
L’ occasione è stata il 50esimo Friday for Future organizzato in città: la teen attivista svedese è arrivata verso le 13 in Piazza Castello su un auto elettrica (ça va sans dire). A darle i benvenuto sul palco i ragazzi dei Fridays for Future, che hanno messo subito in chiaro le cose: “Benvenuta nella città più inquinata d’Europa”. Stanca e infreddolita, bisogna anche dire che Greta è arrivata in un giorno sfigatissimo: con la prima neve dell’anno e lo sciopero dei trasporti pubblici, quindi dei mezzi.
Ciò non ha impedito a una folla dei 5000 ragazzi, più che altro studenti ma anche adulti (e pensionati che invece di guardare i lavori erano lì ad ascoltarla) di essere sotto il palco allestito in Piazza Castello ad ascoltare questa ragazzina diventata una star planetaria, “persona dell’anno 2019 per il Times”. E proprio da rockstar è stata l’accoglienza, con tanto di bagno di folla, coretti di supporter (una volta si urlava per i Duran Duran e gli Spandau, o tempora…), scorta della polizia e striscione di accoglienza appeso sul balcone d’onore di Palazzo Civico “Welcome to Turin Greta” . Lasciatemi però dire che la ragazza ha un ottimo gusto (e spirito di osservazione:scegliendo di venire a Torino perché guardando tutte le foto di Instagram delle città dei Friday for Future, l’aveva colpita molto quella della folla del fiume di gente in via Po postata a settembre).Ciò che veramente ha svelato un lato inedito di Greta è il fatto che il poco tempo passato a Torino, Greta lo abbia passato visitando i Musei Reali: cominciando dalla Cappella della Sindone e poi passando a Palazzo Chiablese, soffermandosi a lungo nella Sala da Ballo (con tanto di musica proveniente dal pianoforte a coda Steinway Spirio, che riproduce automaticamente brani eseguiti da artisti di fama internazionale), e nella Sala da Pranzo, sempre interessatissima alle spiegazioni degli ambienti. Pare abbiano dovuto persino di chiamarla, che era tardi. Lei tenera ha sorriso e ringraziato, per poi avviarsi per un giro veloce anche al Teatro Regio. Interessatissimo da tutto l’ambaradan di dorature e stucchi anche il papà di Greta, poiché – come ha spiegato – nella ancor oggi reale Svezia, i palazzi del Seicento e Settecento erano molto più lineari (si, Ikea c’era già e dettava lo stile di arredo anche allora). Insomma, come tutti quelli che arrivano e visitano per la prima volta Torino, anche Greta è rimasta, testuali parole, “molto colpita dalla città” . Bene, aggiungiamola alla lista dei turisti che raccontano stupiti agli amici del fascino sabaudo, come sappiamo fin troppo nascosto. Comunque, dato positivo: alla fine a Torino la bellezza (architettonica) ci salverà dall’inquinamento globale. Almeno speruma.