Maki Mandela: la moda come messaggio di giustizia sociale inclusiva e libertà

Quello di Maki Mandela è un nome che spicca quando scorri il programma della Torino Fashion Week. E’ il nome a catturare l’attenzione: infatti Pumia Makaziwe “Maki” Mandela-Amuah è la figlia del Nobel per la pace nonché Presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999 Nelson Mandela. Alla TFW 2022 Maki e sua figlia Tukwini presentano The Struggle Series, una collezione di capi streetwear (felpe, t- shirt ma anche abiti) con i disegni originali del padre e nonno Nelson: mani legate da una corda o dal filo spinato, mani che si stringono in un pugno, simbolo di lotta per la libertà contro l’apartheid ed il razzismo, ancora non del tutto sconfitto. Ciò che colpisce di più nella collezione è questo messaggio di giustizia sociale, di pace e di inclusività che, attraverso il linguaggio universale dei disegni, ‘arriva’ direttamente ed indistintamente a tuttiUtilizzando l’opera Robben Island (una serie di 20 disegni realizzati da Mandela per ricordare gli anni di reclusione) – spiega Maki – The Struggle Series rende omaggio alla resilienza dello spirito africano e al fatto che le mani sono strumenti potenti che guariscono ed elevano”. E sull’ispirazione: “L’Africa è nel nostro sangue. E’ un insieme di persone, bellezza, misticismo e culture. La collezione e’ ispirata dall’intera nostra realtà contemporanea e dall’eredità culturale del popolo Xhosa, con le tradizionali e intricate perline, i motivi geometrici e i colori audaci uniti per creare un effetto sorprendente”. The Struggle Series è un progetto che nasce all’interno di House of Mandela, fondazione della famiglia Mandela – di cui Maki è CEO – che dal 2017 si occupa di uguaglianza sociale, istruzione, lotta all’HIV e all’Aids e di favorire l’imprenditoria femminile e l’empowerment delle donne in Sudafrica. Nelson Mandela credeva che “vincere la povertà non è un compito di carità, è un atto di giustizia”. Seguendo il credo di suo padre, Maki prosegue il suo impegno ”In un’epoca in cui il razzismo e il bigottismo stanno rialzando le loro brutte teste, abbiamo pensato che il messaggio dei disegni sarebbe stato davvero una cassa di risonanza per chiunque voglia sperare nel futuro del nostro mondo, e nel fatto che la lotta per la liberazione di tutti gli uomini possa essere vinta attraverso la forza delle nostre mani”.

 Credi che oggi, nell’era in cui stiamo vivendo fra pandemia e la guerra, anzi le guerre in tutto il mondo, il messaggio di libertà di Mandela possa essere rafforzato ribadendolo anche tramite gli abiti?

Sì, perché la moda va oltre i vestiti, è diventata un modo per comunicare le proprie idee ed opinioni ed esprimere la propria visione del mondo. Un’opportunità per comunicare con un pubblico con cui normalmente non interagiresti. I vestiti dicono molto di più oggi, e il loro messaggio è spesso molto più potente delle parole poiché è la prima cosa che le persone vedono di te. Sentivamo che i disegni avrebbero davvero parlato ai giovani di oggi con tutti gli sconvolgimenti sociali in tutto il mondo e avrebbero detto così tanto senza pronunciare una parola.

Come nasce il brand House of Mandela? Non è solo un’etichetta, ma comprende altri progetti…

“Si, House of Mandela non è un ‘semplice’ fashion brand: infatti non abbiamo iniziato con un marchio di moda. Per prima cosa abbiamo creato un’etichetta per i nostri vini, perché pensavamo che fosse un modo meraviglioso per raccontare la storia della nostra famiglia senza politicizzarla. Tutti conoscono la vicenda di Mandela, ma la gente, sbagliando, pensa che Nelson Mandela sia ‘caduto dal cielo’, che sia apparso magicamente. Noi vogliamo invece dire a tutti che mio padre era profondamente legato alla sua terra, ed era molto orgoglioso delle sue radici. Tutti gli ideali che ha sposato li ha imparati molto prima di diventare un politico. Nel suo libro Long Walk To Freedom, afferma espressamente di essere stato plasmato dalle tradizioni politiche, culturali e dai valori dei suoi antenati. Il lignaggio e l’eredità erano molto importanti per lui e, proprio come avevano fatto i suoi antenati prima di lui, ha trasmesso i valori della Casa di Mandela ai suoi figli e nipoti.Così siamo partiti dalla tradizione del popolo Xhosa, della parte sudorientale Sud Africa, decidendo di creare gioielli con gli intrecci di perline come elemento di design. Da lì, mia figlia ha iniziato a creare stampe che provenivano dai motivi di perline e dal nostro abito tradizionale Xhosa.

Come unisci negli abiti la tradizione del tuo popolo e quella sudafricana alla contemporaneità?

Abbiamo preso i disegni e li abbiamo combinati con la vivacità del colore e delle forme geometriche che costituiscono una parte intrinseca del nostro abito e stile tradizionale. Mio padre aveva un senso dello stile molto colorato e sgargiante e ne era sicuro. Attraverso le sue camicie, Madiba ha davvero creato una tendenza senza volerlo: abbiamo cercato di portare quello spirito nella collezione, trasferendo il ricamo il ricamo di perline Xhosa su felpe e t – shirt. Cosi’ abbiamo ottenuto un mix creativo ed interessante anche culturalmente.

Oltre alle decorazioni con le perline quali sono i tessuti e patterns scelti?

I tessuti sono molto contemporanei, seta, crepe stretch, scuba, cotone e raso duchesse. Volevamo mostrare che le stampe africane sono versatili. L’uso di colori audaci e le stampe stesse derivano effettivamente dai motivi delle perline. Volevamo qualcosa che fosse tipicamente africano, ma moderno e innovativo allo stesso tempo.

Quanto contano per te l’emancipazione e l’empowerment femminile? E quanto la sostenibilità’ di un progetto di moda?

Sia io che mia figlia abbiamo uno spirito imprenditoriale ereditato da mia madre e dalla nonna di Tukwini, Evelyn. Quando il matrimonio dei miei genitori finì, mia madre volle trovare un modo per mantenere se stessa e la sua famiglia, figli e nipoti. Quindi si è trasferì nella regione dell’Eastern Cape, dove sviluppò un’attività di vendita al dettaglio. Insegnò a tutti i suoi nipoti il ​​valore del duro lavoro e spesso li faceva lavorare in negozio durante le vacanze scolastiche. Ciò che vogli dire è che il concetto di emancipazione femminile per me è qualcosa che non si impara rimanendo a casa, ma aprendosi al mondo, con il coraggio e la forza di volontà che hanno le donne. A mia volta ho continuato a insegnarlo ai miei figli. Il sogno di Tukwini, parlando di emancipazione ed imprenditoria femminile, è quello di stabilire la propria attività qui in Sud Africa, una cooperativa, con artigiane e sarte, che possano avere una quota nella cooperativa stessa e guadagnare stipendi decenti in modo da poter essere finanziariamente indipendenti e contribuire all’economia del nostro Paese. Vuole creare capi di moda ispirati alle culture, alle tradizioni, ai paesaggi e ai colori dell’Africa.

Secondo te, quanto l’ecosostenibilita’ nella fashion industry potrà’ contribuire a salvare il pianeta?

C’è molto che possiamo effettivamente fare in termini di riciclaggio dei tessuti e creazione di tessuti eco-compatibili, per non devastare il nostro ambiente. Abbiamo bisogno di creare industrie manifatturiere locali invece di importare mode da altrove per ridurre al minimo l’impronta di carbonio. Oggi si possono creare tessuti dagli scarti della frutta: pelle di bucce d’uva, seta di bucce d’arancia e bucce di ananas. Ci sono così tante opportunità là fuori, ma penso che abbiamo ancora molta strada da fare prima che questo tipo di produzion diventino la norma.