Giovanna Mezzogiorno, il body shaming e «i tempi» del corpo femminile dopo la gravidanza

Il termine body shaming (dall’espressione inglese composta da body, corpo, e da shaming, far vergognare) indica la pratica di offendere qualcuno o qualcuna per il suo aspetto fisico, ad esempio attraverso insulti, derisioni, giochi di parole, allusioni, in genere diffusi tramite l’utilizzo del social media, spesso sistematici e persistenti.

«Non esiste – secondo Save The Children – una definizione univoca del body shaming poiché si tratta di un termine che si è diffuso nella cultura popolare e nell’attivismo, soprattutto online. È una forma di violenza che sfrutta l’insicurezza corporea (la sensazione di disagio o insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico) e assume spesso le forme del bullismo/cyberbullismo o dell’hate speech legati all’aspetto fisico. Il body shaming può diventare anche una manifestazione della violenza di genere, circostanza che rende bambine e ragazze ampliamente esposte ad offese e aggressioni basate su commenti negativi relativi al loro corpo: il body shaming è parte di una cultura che promuove la disuguaglianza di genere e contribuisce a una mentalità sessista».

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